VALLE D'AOSTA
Laghi, ghiacciai e cascate nella Valle del Rutor
Escursione al Rifugio Deffeyes per le Cascate del Rutor, al cospetto del Ghiacciaio del Rutor.
E
7:30 h
20 km
1070
8
ESCURSIONE
A sud di La Thuile, rinomato centro alpino della Valle d’Aosta, si apre una ampia valle, dominata nei secoli dal mastodontico Ghiacciaio del Rutor, terzo per estensione in Valle d’Aosta. Il suo aspetto semi-pianeggiante e ondulato ha dato origine ad una leggenda secondo la quale il ghiacciaio fosse un tempo un verde pascolo, di proprietà di un ricco possidente terriero. Un giorno un mendicante chiese al possidente una tazza di latte, ma questi piuttosto che dare del latte al mendicante, versò un intero calderone di latte sul prato. Ma il karma era in agguato, e i bei pascoli bianchi rimasero, coperti di neve e ghiaccio.
Un’altra storia interessante riguardante il ghiacciaio, e questa volta non è leggenda. Fra il 1594 e il 1864, cioè nel periodo di massima espansione glaciale della Piccola Età Glaciale (PEG), il Ghiacciaio del Tutor ha dato origine a 44 “rotte glaciali”: una delle due lingue del ghiacciaio bloccava la vallata ai piedi dell’odierno Rifugio Deffeyes, dando vita al Lago di Santa Margherita, che periodicamente sfondava la diga di ghiaccio, riversando una furia devastante sulla vallata sottostante e talvolta fino ad Aosta.
Nel 1740 si scriveva che “il lago si svuota con una forza cosi grande che tutto quello che incontra sul suo passaggio è trasportato fino ai ponti in muratura… fa dei disastri incredibili in tutto il Ducato”. In particolare, le inondazioni del 1594 e del 1595 furono così dannose che mossero sia scienza che religione. Nel 1596, Simon Tubingher, imprenditore tedesco, propose di bucare la montagna per evitare che il lago si ricostituisse, ma l’impresa fu valutata troppo costosa. 10 anni più tardi, si provò per via religiosa costruendo la cappella di Santa Margherita, che sorge tuttora a picco sul lago incriminato. Le rovinose rotte glaciali continuarono per altri 250 anni.
Oggi il ghiacciaio è in forte ritiro, facendo ricomparire quei pascoli leggendari di cui sopra, e lasciandosi dietro una costellazione di laghetti periglaciali. Questa escursione va a toccarli quasi tutti, con tappa alle Cascate del Rutor, al Rifugio Deffeyes, a quel che rimane del Ghiacciaio del Rutor, e infine una piccola deviazione ai Laghi di Bellacomba.
Si parte nel bosco da La Joux (m1601), raggiungendo presto una prima cascata che attira già molti turisti. Si continua con salita più decisa verso gli altri 2 salti delle Cascate del Rutor, prima di guadagnare la bella piana del Lago del Ghiacciaio (m2158, 1.45 ore). Quindi, con dei tornanti tagliati nella conca, ne scavalchiamo gli argini per raggiungere il Rifugio Deffeyes (m2494, 1 ora).
Da qui ci possiamo avventurare verso il Ghiacciaio del Rutor, in una costellazione di laghetti, per ammirare la possente lingua orientale del ghiacciaio (o quel che ne rimane). Qualunque giro decidiamo di fare, raggiungiamo le sponde del Lago du Rutor, da cui possiamo cominciare la discesa. Prima di scendere, si può fare una piccola deviazione ai Laghi di Bellacomba (m2380, 1—3 ore), che possiamo raggiungere in piano fra morene e verdi sali e scendi, con la mole signorile del Monte Bianco che ci osserva da lontano.
Dai laghi ridiscendiamo a La Joux (m1601, 2 ore). Il percorso più standard ci riporta sul lato destro del torrente, a monte delle Cascate del Rutor, ricollegandoci al percorso di salita, ma c'è anche un sentiero che scende fino a La Joux mantenendosi tutto sulla sinistra del torrente, regalandoci un itinerario diverso fin quasi al parcheggio.
MAPPA
FOTOGRAFIE
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COSA PORTARE
La montagna è un ambiente pericoloso: assicurati di avere sempre l'attrezzatura adeguata — scarpe da escursionismo o trail, vestiti pesanti e impermeabili in caso di cambiamenti inaspettati delle condizioni metereologiche, un piccolo kit di emergenza.
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Felpa, pile, o giacca leggera
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Giacca a vento impermeabile (per esempio: uomo / donna)
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Guanti e berretto (non si sa mai)
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Zaino con copertura per la pioggia
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Bastoncini da trekking (non indispensabili, ma aiutano a scaricare il peso dello zaino e ad alleggerire i colpi alle articolazioni)
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Scarpe da trekking o da trail running (in gran voga ultimamente perché leggere. Queste Salomon — uomo e donna — sono un ottimo entry-level, meglio se Gore-Tex)
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Borraccia o thermos
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Ramponcini leggeri se pensi di trovare ghiaccio o neve sul percorso
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Power bank o caricatore per il cellulare
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Macchina fotografica
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Drone, per chi ama "volare" (usato con moderazione e a distanza da altre persone. Ho il DJI Mini 2 da oltre 2 anni e mi ci sono trovato molto bene. Il DJI Mini 3 permette anche di scattare fotografie in verticale)
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Piccolo kit di emergenza (esempio)
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Crema da sole (indispensabile)
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Occhiali da sole